Un lockdown inaspettato e una chiusura totale, senza eccezioni.
Da Broadway al West End, dai grandi teatri viennesi alle sale tedesche per arrivare all’Italia. Sale, che di sera in sera si illuminavano, accogliendo spettatori da tutto il mondo sono state spente e chiuse in un attimo. E gli attori? E tutti i tecnici che rendono possibile tutta una serie di piccoli prodigi che contribuiscono a generare emozioni negli spettatori? In un solo istante non si sono solo chiusi i teatri, si sono fermati i sogni di molte persone. Una di queste è Francesco Godina, un talentuoso attore di Trieste, che dopo giorni di riflessioni è passato all’azione. Non con una lettura, magari in diretta social, non con discorsi in cui lui, così riservato, non si riconoscerebbe per primo. Francesco ha fatto ciò che sa fare. Ha recitato. “Volevo volare”, il cortometaggio che ha realizzato per la regia di Den Baruca, è una carezza al cuore di tutti coloro che riconoscono nella parola teatro un mondo fatto di spettatori, di colori, di lavoro, di amicizia, di sorrisi e di stimoli per la mente. Una macchina che aiuta l’uomo a capire meglio il mondo in cui si trova, un mondo in cui trovano libertà di espressione coloro che comunicano con il gesto, la danza, la parola, la musica.
Con un collage di riflessioni di grandi autori e una serie di immagini che lo ha portato a soffermarsi davanti a tutte le sale della sua cttà, Godina ha creato una testimonianza di come ci si possa sentire di fronte a quelli che sembrano essere tornati dei semplici edifici, una volta privati della loro linfa vitale. Un attore che sa essere spettatore e che dimostra come ci si possa sentire soli in questo momento senza le nostre certezze. Sei minuti in cui la bellezza di Trieste si fonde con lo spessore degli argomenti che si susseguono prima di un finale ironico, affidato a Manzoni.
Aricolo scritto da Sara DelSal